Questa email è un atto politico


Non so se lo sai, ma pare che Giorgia Soleri sia andata a fare un viaggio a Ibiza.

Partiamo dalle basi, per i meno attenti. Chi è Giorgia Soleri: è la compagna di Damiano David dei Maneskin, ma lei non sarebbe affatto contenta della definizione. D’altronde da quando è diventata famosa (e lo è diventata per un motivo ineluttabile: era – ed è ancora – la fidanzata del frontman di uno dei gruppi più famosi del mondo) Soleri ha fatto anche altre cose, tra cui pubblicare un libro di poesie e promuovere alla Camera una proposta di legge sulla vulvodinia, la malattia ginecologica di cui soffre (e soffrono tante altre donne). E non solo: ha partecipato al reality televisivo Pechino Express e ha parlato estesamente dei farmaci psichiatrici che assume, tra gli altri motivi per cui ne abbiamo letto.

La definizione apre a discussioni, ma non ci si può sbagliare troppo sostenendo che Giorgia Soleri è il personaggio più famoso dell’attivismo online italiano, insomma. Ed è per questo che le sue prese di posizione, il suo lessico e in definitiva le sue scelte sono più rilevanti di quel che potremmo essere portati a pensare: ha 800mila follower, un pubblico più ampio di quello della maggior parte dei media tradizionali, e si è costruita un personaggio pubblico dal profilo engagé (a Pechino Express era un 50% della coppia delle «Attiviste», non a caso).

Il suo post su Ibiza non ha avuto fortuna, per usare un eufemismo: recarsi in una delle mete più appetibili del Mediterraneo con un viaggio presumibilmente offerto (il «presumibilmente» è muto, non siamo arrivati sulla Terra ieri) e giustapporci una didascalia sul riposo come «atto politico» non ha conquistato il suo pubblico, che anzi si è molto risentito: possibile che la pur nobile riflessione contro la società della performance e del sacrificio sia meno pregnante, quando viene da un’influencer in vacanza a Ibiza.

In realtà, posto che si possa definire «vittima» una persona che si trova alle Baleari all’inizio di maggio, Giorgia Soleri è vittima di se stessa, o quantomeno della logica di piattaforma che sfrutta senza patemi: sì, in linea di massima poter riprendere i propri ritmi al di fuori di un sistema che spreme gli esseri umani sarebbe un atto significativo, ma come facciamo a dar credito al pulpito di chi si trova nella più unica delle condizioni, e sulla punta della piramide sociale?

Gli influencer come lei ci hanno abituato a considerare il messaggio un accessorio di una recita in cui contano innanzitutto i performer e la loro sfera personale, le loro intime sensazioni e l’esibizione delle altrui mancanze. Dopo una personalizzazione così estrema e sconsiderata delle cause, qualcuno si stupisce se un post sul sacrificio inviato da una spiaggia per ricchi sortisce un certo backlash?

Incidentalmente nel mio libro appena uscito, La correzione del mondo (Einaudi Stile Libero) si parla molto di questi argomenti: ti condivido qui una pagina tra le tante dedicate al tema.

©2023 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

Ecco: io non penso che Giorgia Soleri sia il Male, ci mancherebbe. Ma la sua opera, anche la più apparentemente meritoria, contiene in sé un grande malinteso: quello per cui l’attivismo sia interamente declinabile in una serie di dita puntate, esibizioni di sé e questioni di etichetta e definizione.

Certo che è buona cosa contribuire a combattere lo stigma che circonda i farmaci per la salute mentale, ma citare i propri come fossero le caramelle preferite di fronte a centinaia di migliaia di ragazzi giovanissimi non è una grande idea; e sicuramente raccontare le proprie malattie per scardinarne i pregiudizi è meritevole, ma l’azione politica collettiva è più di un’autobiografia costante e dolente.

Per me, personalmente, Giorgia Soleri può fare della sua vita ciò che vuole: il problema è che esiste un sistema di impalcature che l’hanno innalzata a pensatrice pubblica e maîtresse à penser in servizio permanente. E visto che le cose stanno così no, non accetto il pippotto sui «corpi non conformi, disabili, queer» dopo una serata al Pacha di Ibiza.

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