Non accade spesso che una newsletter personale diventi un libro con un grande editore nazionale. E così, quando Einaudi mi ha chiesto di scrivere un saggio ispirato da Culture Wars, La correzione del mondo, ho percepito di stare compiendo il proverbiale piccolo passo per un autore, ma un grande passo per i freelance senza seguiti social oceanici o italici angeli custodi.
Scrivere questo libro mi ha permesso di mettere a fuoco, affinare o rimettere del tutto in discussione prospettive e idee maturate negli ultimi anni di osservazione di quel cosmo multiforme a cui diamo etichette affrettate e spesso inconsapevolmente propagandistiche: «politicamente corretto», «cancel culture» e via dicendo. Sono i «nuovi fantasmi della società frammentata», per l’appunto, ma ne parliamo male o non ne parliamo proprio, ripetendo formulette connotate o svuotate di ogni senso.
Da quando ho iniziato a scriverlo abbiamo assistito a tantissimi novelli nonsense: presidenti del Senato che vedono «cultura della cancellazione» nella rimozione di ritratti di Mussolini da sedi istituzionali; demagoghi americani che dichiarano guerra legislativa a incolpevoli drag queen; libri espunti di termini «problematici» innocui; redattrici sottopagate rieducate a mezzo Instagram per non aver visto «problematicità» dove secondo qualcuno c’era; professori e professoresse vittime di amministrazioni universitarie opportuniste e abdicanti; nuove vittime che non erano vittime; soliti carnefici che si atteggiano a vittime; gare di voce grossa ed efferatezza virali per trovare il Nemico del giorno e costringerlo a scuse tutto fuorché sentite.
Su questi temi si legge più o meno letteralmente qualsiasi cosa, la propaganda reazionaria è senza freni (e generosamente agevolata dai mass media) e ci vuole poco a trovare chi si è convinto che orde di pericolosi estremisti stiano cercando di smantellare le fondamenta della società occidentale, o per converso chi ravvisa in ogni minimo disaccordo la longa manus di un’oppressione che non lo riguarda, ma di cui si è auto-intestato una lotta tutta in favore di like.
Mancava una critica precisa, aperta e progressista dell’unica dittatura strisciante che esiste davvero e non causa levate di scudi: quella dell’algoritmo made in Silicon Valley, quella per cui di «inclusione» e «oppressione» si discute solo nei limiti claustrofobici concessi dai reparti di user growth di multinazionali alla ricerca disperata di profitto. Quella che sta drogando e mettendo a repentaglio ogni senso percorribile di «società», e rendendo il dibattito pubblico una mitraglia impazzita di «al lupo, al lupo» strumentali conservatori e ridimensionamenti pavloviani od ottusità arriviste progressisti.
Ho provato a sopperire in prima persona a questa mancanza, e ovviamente spero che il risultato vi piacerà. “La correzione del mondo” è uscito il 2 maggio 2023 in libreria, ma ovviamente si può comprare anche online.