Charlie Kirk è stato un personaggio pubblico deleterio, non c’è un altro modo di dirlo: il fondatore dell’associazione studentesca Turning Point USA, ucciso ieri durante un evento dal vivo alla Utah Valley University da un killer che gli ha sparato da quasi 200 metri di distanza (una distanza maggiore di quella di Dallas) e che, mentre scrivo, non è ancora stato identificato, ha inquinato i pozzi d’America nei modi più fuorvianti, scorretti, abietti.
Kirk, 31 anni, era quello che sosteneva che alle vittime della violenza da armi da fuoco – la stessa violenza che gli ha tolto la vita – non dovesse venire permesso di «monopolizzare il racconto sul piano emotivo»; che, anzi, una manciata di morti per la diffusione di armi sul suolo statunitense sarebbe un prezzo «ragionevole» da pagare. Era il giovane uomo che aveva chiesto pubblicamente a un «patriota» di salvare l’assalitore del marito di Nancy Pelosi.
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