Ma la divisa di un altro colore


Venerdì scorso la polizia di Memphis ha diffuso i video delle body cam di alcuni agenti e di una telecamera stradale che mostrano l’uccisione di Tyre Nichols, un 29enne afroamericano fermato dalla polizia il 7 gennaio scorso per un sospetto eccesso di velocità.

Nei documenti (che puoi vedere qui, tenendo a mente che si tratta di immagini impressionanti) si vede Nichols che viene immobilizzato, poi si divincola dalla presa dei poliziotti e scappa; quindi viene pestato ripetutamente dai cinque agenti, che gli procurano ferite di cui morirà tre giorni dopo.

In relazione a questo caso si è parlato molto, e giustamente, di ennesimo esempio di brutalità della polizia statunitense. Ma c’è un dettaglio che ha portato a discuterne anche più del solito: tutti e cinque i poliziotti sospesi dal Memphis Police Department per l’omicidio di Tyre Nichols sono afroamericani.

Da cui la domanda della mente collettiva: anche le azioni di un poliziotto nero possono essere motivate dal razzismo? La risposta breve, per l’idea che mi sono fatto, è . Ma meglio andare con ordine e presentare qualche riflessione sul tema: il commentatore di Cnn e attivista Van Jones ha scritto in un articolo che:

La narrazione “poliziotto bianco uccide uomo di colore disarmato” non avrebbe mai dovuto essere l'unica lente attraverso la quale abbiamo tentato di comprendere gli abusi e la cattiva condotta della polizia.

In sostanza, secondo Jones il razzismo anti-nero è pervasivo e si trasmette in modo latente nella società, tanto che anche gli stessi afroamericani non ne sono immuni: «Il fenomeno di poliziotti neri violenti che si accaniscono su giovani neri non è una novità», si legge. «L’odio per sé stessi esiste». Quest’ultima frase riecheggia anche in un tweet in caps lock postato dalla leggenda dell’Nba LeBron James:

A James, però, sono state mosse diverse critiche, di cui molte improntate a variazioni di una singola obiezione: perché non considerare il suprematismo bianco? Per quale motivo dimenticarsi il razzismo «sistemico» e istituzionale?

Di un’altra opinione si è detto è invece Thomas Chatterton Williams, critico culturale (anch’egli afroamericano) e firma dell’Atlantic, che ha messo giù in un pezzo le sue contestazioni all’approccio sistemico à la critical theory, scrivendo:

L’idea che la spiegazione più probabile per questo specifico orrore in questo specifico luogo in questa specifica epoca vada ridotta a una forza permanente, invisibile e non falsificabile chiamata suprematismo bianco vira pericolosamente vicino al determinismo.

Eppure il grande scrittore James Baldwin spiegava già nel 1985, nel suo saggio The Evidence of Things Not Seen, che un poliziotto nero può essere intollerante, anzi spesso nella sua esperienza personale si dimostrava ansioso di prendere di mira i suoi “simili”, cercando di marcare una differenza e de facto dimostrando di aver internalizzato una divisione sociale di stampo razzista.

The Evidence of Things Not Seen, 1985

Senza contare che l’argomento in favore del movente razziale dell’assassinio di Memphis è anche piuttosto semplice: la polizia americana ha una lunga e documentata storia di abusi sui neri e le comunità marginalizzate, e pensare che il suo humus culturale sia intrinsecamente ostile agli afroamericani non appare certo una forzatura.

Ma d’altra parte gli scritti di Baldwin relativi a cinquant’anni fa – cioè nettamente precedenti non soltanto il pestaggio razzista di George Floyd a Minneapolis nel 2020, ma persino quello di Rodney King a Los Angeles nel 1991 – non bastano a spiegare le complicate relazioni intra-gruppi sociali del 2023, sostiene Chatterton Williams. E aggiunge una considerazione che è venuta in mente anche a me: «Questa logica infantilizzante non può fare a meno di assolvere i cinque agenti dalla responsabilità di un crimine atroce che la maggior parte delle persone e la maggior parte degli agenti di polizia di qualsiasi provenienza sociale non commettono».

Se il primo e unico responsabile di tragedie come quella di Tyre Nichols è la white supremacy e non si considerano adeguatamente l’individuo, la sua etica e il suo libero arbitrio, persino l’agente Derek Chauvin diventa il mero strumento di una forza onnipervasiva più grande di lui, l’esecutore di moventi che stanno altrove. Ma nessun criminale si merita queste attenuanti: Chauvin è maschio e bianco, sì, ma anzitutto un assassino a sangue freddo che ha ucciso un uomo disarmato.

Difficile trovare una morale della triste favola, dunque, ma se c’è, credo sia la seguente: questi fatti vanno inquadrati nelle tensioni razziali che attraversano gli Stati Uniti da sempre, e chi si ferma al colore della pelle degli assassini perde di vista un punto importante della questione più ampia: il razzismo istituzionale esiste. Ma anche usare il suprematismo bianco come passepartout assiomatico rischia di fare più male che bene, tenendo fuori dal computo non solo l’agire degli individui, ma anche – anzi, forse: soprattutto – le dinamiche di potere che regolano le interazioni sociali e il controllo pubblico e statale.

Tyre Nichols, George Floyd, Michael Brown e gli altri sono anzitutto vittime dello Stato e di un monopolio della forza corrotto. E questo non va dimenticato.

Altre news dal fronte

  • Va bene, non posso che dare l’Oscar di questa settimana a Francesco Giubilei, il prolificissimo commentatore-intellettuale-peperino della destra italiana, che è riuscito a vedere «ideologia woke» in un innocuissimo articolo del Guardian che parlava di donare libri in eccesso (molto ridere per la reazione sbalordita dell’autrice);
  • Dunque [controlla note] pare che le M&M’s abbiano dovuto ritirare frettolosamente i loro personaggini parlanti a forma di caramella perché risultavano troppo divisivi nell’America polarizzata del 2023.

📧
Per informazioni, recriminazioni, segnalazioni: newsletter@culturewars.it

(aggiungi l’indirizzo ai tuoi contatti, altrimenti rischi che la newsletter finisca nella cartella Spam)
🌐
Newsletterati, una selezione di newsletter italiane da leggere.
Evviva! Hai completato l’iscrizione a Culture Wars. La correzione del mondo
Daje! Ora dai un’occhiata e considera di passare alla versione premium.
Errore! Iscrizione impossibile a causa di un link non valido.
Bentornato/a! Login effettuato.
Errore! Login non andato a buon fine. Per favore, riprova.
Evvai! Ora il tuo account è attivo, hai accesso a tutti i contenuti.
Errore col checkout via Stripe.
Bene! Le tue info di fatturazione sono state aggiornate.
Errore! Le tue info di fatturazione non sono state aggiornate.